Celebrazione della Santa Messa per i francescani e i parrocchiani della parrocchia di Medjugorje scomparsi nel corso degli ultimi conflitti bellici
Mercoledì 10 febbraio, memoria del Beato Cardinale Alojzije Stepinac, presso la chiesa parrocchiale di Medjugorje, è stata celebrata una Santa Messa per i frati di questa parrocchia uccisi al termine del secondo conflitto mondiale e nell’immediato dopoguerra, come pure per i parrocchiani che hanno trovato la morte durante le due Guerre Mondiali e in quella avvenuta recentemente in patria. I luoghi di sepoltura di molti di loro sono ancora oggi ignoti, ma il loro ricordo vive nella preghiera dei credenti. La Celebrazione Eucaristica, iniziata alle ore 18:00, è stata presieduta da fra Mario Ostojić e concelebrata da otto sacerdoti. All’inizio della Celebrazione, fra Mario ha evidenziato quanto segue: “Oggi ricordiamo il Beato Cardinale Alojzije Stepinac, un Cardinale croato che, vittima del regime comunista, è stato condannato a sedici anni di reclusione. Neanche la nostra Erzegovina è rimasta priva di vittime, in nessuna guerra ma, in particolare, nella Seconda Guerra Mondiale. Oggi ricordiamo in modo speciale tutte le vittime di guerra della parrocchia di Medjugorje. Non c’è quasi nessuna famiglia della nostra parrocchia che non abbia dovuto seppellire almeno uno dei suoi membri a causa di una di quelle guerre. Alcuni non sono mai riusciti a sapere il destino dei resti mortali dei loro defunti, in modo da poter dar loro degna sepoltura. Molti di essi non hanno sepolcro e alcuni non li conosciamo neppure. Stasera ricordiamo in modo speciale anche i frati, originari di questa parrocchia o ad essa in qualche modo legati, che i partigiani comunisti hanno ucciso durante il secondo conflitto mondiale”. Nella sua omelia, fra Mario ha parlato della Quaresima e del sacrificio dei francescani di Erzegovina: “Sessantasei frati della nostra Provincia hanno dato la loro vita perché credevano nell’esistenza di Colui che vede, di Colui che è giusto e che avrebbe premiato il loro sacrificio. Alla fine esso non è rimasto infruttuoso: irrigata dal loro sangue, la Provincia è fiorita a nuova vita, è fiorita nella giustizia e la sua esistenza ha preso nuovo slancio. Vedere le rovine della propria casa e della propria vita è la cosa peggiore. Quando, con il suo grigiore, la cenere ricopre tutto ciò che abbiamo amato e stimato; quando tutto perde il suo splendore, perché noi concentriamo il nostro sguardo su ciò che non lo merita. La Quaresima ci riporta ai veri valori e le Ceneri, che porremo sulle nostre teste, non rappresentano la nostra fine o la conclusione della nostra vita, no! Perché la nostra vita non termina né scompare nel nulla. Le Ceneri, poste all’inizio della Quaresima, vogliono portarci a riflettere, desiderano purificare il nostro sguardo rendendolo più limpido, affinché noi possiamo un giorno vedere la luce, la Pasqua, Gesù”.