TESTIMONIANZA DI ANKA BLASEVIC (2002)
L’essenza della mia testimonianza è la confessione, e voglio confessarmi davanti a tutti voi perché vi devo molto, perché ho sempre pensato male dei sacerdoti, per me erano uomini che manipolavano la gente. Devo farlo inoltre come gesto di riconciliazione verso la Chiesa che ho personalmente perseguitato.
Sono nata in una famiglia atea, in un paese socialista la cui tradizione e cultura è piena di guerre, conflitti e di opposizione alla Chiesa. La Chiesa da noi è divisa: nella parte occidentale sono in maggioranza i cattolici, in quella orientale gli ortodossi. Io sono nata nella zona ortodossa. A scuola ero brava e attiva nelle organizzazioni e quando avevo 14 anni sono entrata nel partito comunista dove ero una delle più giovani. Ho sempre avuto grandi ideali, volevo servire il mio popolo, il mio paese e tutto il mondo; volevo lottare contro la povertà per l’unità, la libertà, la verità.
Ma già quando avevo 13 anni la mia famiglia era distrutta, i miei erano divorziati e mia madre era caduta nell’alcolismo: aveva avuto una vita molto difficile, non ricorda quanti aborti ha fatto. A 20 anni ho iniziato a rendermi conto di tutti i problemi che esistevano nella famiglia, nella società: divorzi, alcolismo, malattie mentali. E come tutti i giovani ho iniziato a farmi delle domande, a chiedere a me stessa come tutto ciò fosse possibile.
Ma non sapevo da dove cominciare: nella scuola eravamo stati educati al disprezzo della Chiesa, si insegnava che i credenti hanno una mentalità inferiore, che i sacerdoti manipolano la gente, che l’ateismo è il livello più alto di evoluzione dell’autocoscienza umana, e la religione è da sempre uno strumento del potere. Avevo un forte desiderio della verità, dell’amore, della pace: non capivo come e quando il mondo aveva perso tutto questo.
Avevo la certezza di un giorno futuro in cui ci sarebbe stato un rinnovamento, ma non lo vedevo più. Nel 1981 ho avuto la possibilità di andare in Messico per fare la tesi. Avevo bisogno di andare via, di stare sola, di isolarmi da questo sistema che non capivo più, di tempo per pensare, ho visto perciò con favore questa opportunità e sono andata per un anno in Messico. Prima di partire, in una conversazione con gli amici, uno si chiedeva se Dio esiste davvero, che senso abbiamo noi. Ricordo di aver detto che Dio è amore, libertà, pace, verità, e che io credevo in questo Dio. Ma mi fermavo qui.
In Messico avevo già un ragazzo con problemi di droga e di adattamento, ma penso che lì sia iniziata la preparazione della mia conversione, molto prima perciò di sentire P. Jozo dire in chiesa che la Madonna ha fatto una chiamata al mondo cercando i cuori e che i pellegrini sono stati preparati tanti anni prima di venire a Medjugorje. Per me è stato esattamente così. Infatti ho visto come una mano che mi guidava: in Messico ho trovato gente molto religiosa e Dio ha disposto che io abitassi a due metri dalla Basilica della Madonna di Guadalupe. Ci sono entrata poche volte pur passandoci davanti ogni giorno per andare in università: ho visto gente in ginocchio, venuta da 20 chilometri di distanza con bambini piccoli sulle spalle. La forte spiritualità dei messicani mi ha aiutato.
Non sapevo niente dei messaggi della Madonna in Iugoslavia, ma ho iniziato a digiunare, anche se erano digiuni scientifici, dovendo fare una tesi sull’alimentazione. Però dopo un digiuno di 15 giorni con solo acqua, chiaramente è cambiato qualcosa in me, infatti ho visto che non dipendo dai cibi, che io non sono solo il mio corpo, che esiste un’altra realtà, come un annuncio di qualcosa dentro e di cui mai prima avevo avuto coscienza.
In Messico ho avuto la certezza che Dio esiste ma, quando sono ritornata a casa mia, per molte ragioni non l’ho cercato nella Chiesa cattolica. Per prima cosa mi ha condizionato l’educazione ricevuta, la storia del mio Paese, i pregiudizi; inoltre la Chiesa mi sembrava un’istituzione morta e io volevo un Dio vivo, presente qui nel mio cuore, di cui fare un’esperienza diretta.
Ho finito col fare ciò che molti giovani anche in Europa e America fanno: ho accettato l’ipocrisia del sistema. Infatti, dal momento che ero cambiata, ero diventata scomoda e, pur rimanendo nel partito comunista, era una che teneva un piede in due staffe. Ero diventata loro estranea a causa di questa accettazione dello spirituale: penso che per non avere altri fastidi ho evitato di cercare Dio nella Chiesa cattolica. Mi sono messa a investigare nella filosofia orientale e studiavo meditazione, yoga. così avevo la scusa di poter dire che era solo per interesse culturale.
Ho cominciato a lavorare come guida a Dubrovnik in una grande agenzia e nel 1984 ho sentito parlare per la prima volta di Medjugorje, del posto dove appare la Madonna.
Ho deciso di venire qui, era novembre di 5 anni fa, esattamente come ora; ci sono venuta solo per un giorno, non ho visto i veggenti, e sono stata solo al monte delle apparizioni. Solo un attimo sono entrata in fondo alla Chiesa che era strapiena, mi hanno parlato dei veggenti ma per me era tutto estraneo; a mio modo però ho creduto a questo. Ma ritornando a Mostar in famiglia, mi hanno mostrato un periodico con un articolo di forte condanna di Medjugorje da parte del Vescovo; mi hanno detto che ero pazza ad andare a Medjugorje quando anche la Chiesa negava la cosa.
Questo per me era l’ultima goccia nel vaso della sopportazione di questa civiltà ipocrita e malvagia: ho desiderato di andarmene in India per poter cercare Dio liberamente: qui dove parlava, era negato perfino dalla Chiesa!
In India ci sono andata ma sono presto ritornata. Ho fatto sacrifici per la mia famiglia e mia madre era guarita dall’alcolismo, mio fratello si era sposato, la famiglia andava bene e io dovevo prendere una decisione della mia vita: se fermarmi in città o andare a Dubrovnik o cosa altro fare: avevo già ventotto anni e non avevo ancora trovato Dio!
Aveva già iniziato a frequentare in Italia un centro di meditazione dove per otto mesi si facevano sei ore di meditazione al giorno e questo mi aveva molto aiutato perché avevo imparato come chiudere gli occhi, come stare seduta mezz’ora, un ora, due ore, sei ore come nulla fosse.
Avevo imparato a non avere solo e sempre la attenzione alle cose esterne, ma ad andare dentro. Qui devo dire che bisognerebbe aiutare le persone che fanno queste esperienze: certo, sbagliano perché stanno sempre nella stessa illusione, ma è importante portare loro Gesù.
Ma in tutto questo silenzio interiore sorgeva una domanda: dov’è Dio? Perché io avevo iniziato a fare questa esperienza di meditazione solo per trovare Lui e questo silenzio era solo silenzio, non accadeva niente! Io cercavo Dio!
A un certo punto avevo pensato di andare in Olanda in un monastero, in un centro internazionale di meditazione per le donne, perché non volevo più ritornare nel mondo. Però una settimana prima di partire mi sono svegliata con la certezza che invece sarei andata a lavorare a Dubrovnik come guida. Non sapevo da dove venisse tale idea perché temevo di ritornare in città, in quella vita, in una città bella ma decadente. Io volevo vivere una vita pura.
Sono ritornata a Dubrovnik e il primo lavoro assegnatomi fu accompagnare un gruppo di pellegrini a Medjugorje! Qui comincia la mia storia: non sono finita in Olanda in una istituzione che si chiama “Madre Santa”, Dio mi ha portato a Medjugorje dove la Madre Santa è viva e presente!
Avevo delle perplessità, perché non ero cattolica, ma poi ci sono venuta per prepararmi prima di accompagnare il gruppo dei pellegrini cubani. Sono arrivata il sabato dopo Pasqua, volevo andare alla chiesa pensando di trovare informazioni. Sono entrata e ho notato e letto per prima cosa il messaggio che era esposto, era il messaggio del 25 di marzo. Non ricordo le parole esatte però ognuna sembrava scritta per me, mi sembrava di avere Dio al telefono che ti parla.
Volevo scriverlo e ho notato che in chiesa era in corso la Messa italiana: io non sapevo niente di Gesù vivo, non avevo mai visto l’ostia, non sapevo niente della spiritualità cristiana. In quel momento la gente riceveva la comunione.
E’ successo tutto in un istante: vedevo le persone che prendevano qualche cosa in bocca, poi si giravano, venivano a inginocchiarsi e cantavano. Era come se ci fosse una linea invisibile fra il sacerdote e la gente: la gente veniva a prendere questa cosa, passava questa linea invisibile e succedeva qualcosa di strabiliante. In quel momento ho avuto la grazia particolare di vedere la trasformazione mistica che succede dentro di noi dopo aver ricevuto il Corpo e Sangue di Gesù!
Io che non sapevo niente di questo! Ho visto la gente passare questa linea e cambiare! La stessa persona quando ritornava nel banco era piena di luce, luce che veniva verso di noi, che illuminava tutto il viso, che riempiva la chiesa!
Allora mi sono accorta del canto: un canto che per me oggi è il simbolo di tutta la mia testimonianza. Quando dicono in chiesa: ora cantiamo il canto numero 75, cantano il mio canto! Ma come lo possono chiamare semplicemente “75”, quando con esso ho avuto la grazia?! E un canto bellissimo che condensa tutta la fede cristiana: “Tu sei la mia vita, altro io non ho, tu sei la mia strada la mia verità, nella tua parola io camminerò, finché avrò respiro, fino a quando tu vorrai, non avrò paura sai, se tu sei con me, io ti prego resta con me.”
Io ero ignorante, in quel momento ho solo ricevuto una grazia speciale, avevo solo il cuore aperto [piange, applausi in sala].
Ho ricevuto ciò che oggi so chiamarsi “comunione spirituale” e ho ricevuto Gesù nel mio cuore [piange]. E lui è restato con me. Mi sono sentita finalmente bene, perché l’avevo trovato, avevo ormai trent’anni, però l’avevo trovato! Dopo averlo cercato per tutta la vita.
Ero stata atea, pagana e comunista, però io cercavo quell’Uno che quel giorno ho trovato nella Chiesa. Ho viaggiato per tanti continenti, ho fatto migliaia di chilometri, ho smosso, si può dire ogni pietra, ho cercato ovunque e ho lasciato fuori proprio la Chiesa cattolica! Da qui si vede la potenza e astuzia di Satana.
Mi sono sentita bene e male allo stesso tempo, pensavo a San Paolo gettato giù da cavallo: ho visto improvvisamente tutta la mia vita, tutti i peccati commessi, che non erano pochi, e molti mortali. Stavo bene perché capivo di non essere pazza e ciò che cercavo esisteva. Pace, gioia, amore, tutto ciò esiste ed ha un nome, un nome molto dolce. Stavo male perché, insieme col sistema, avevo perseguitato la Chiesa cattolica e i credenti.
Non potevo più uscire di Chiesa, ma nemmeno restarci per la vergogna: volevo andare via ma non avevo la forza di farlo. Durante il rosario nel pomeriggio ero come un cane che faceva la ronda intorno alla Chiesa piangendo, perché vedevo tutto ciò che mi era mancato nella vita. La gente pregava insieme in tutte le lingue, l’amore era visibile, e io, una miserabile che non sa neanche un Padre Nostro!
Ho visto tutta la miseria del mio essere, perché con tutto quello che avevo fatto, non sapevo nemmeno una preghiera! Non sapendo pregare, non sapevo niente. Mi era chiaro che tutto ciò che avevo fatto fino ad allora non valeva niente, tutta la strada fatta era niente, in paragone a quei cinquanta metri che separano la porta della chiesa dall’altare, che tutti potevano fare liberamente e io no.
Sapevo bene che quei cinquanta metri erano gli ultimi da fare nella mia vita e che la libertà e l’eternità stavano a pochi passi ma credevo che sarebbe stato molto difficile farli: ignoravo che si può essere battezzati anche da adulti ed essere accolti nella famiglia cattolica.
Ho visto da lontano Ivan: un giovane con una dignità che io avevo perso, distrutta con i miei peccati, pur avendola sempre desiderata. Ho solo pianto, non avevo bisogno di vedere il veggente più da vicino, ma dopo, come guida, li ho incontrati tutti.
Con il mio gruppo sono andata sul Podbrdo e sul Krizevac. A loro non avevo detto di non essere cattolica: era il mio lavoro, non sapevo come dirglielo. Siamo andati da Vicka ed ero a disagio, non sapevo come mi avrebbe ricevuto, come spiegarle chi ero. Lei invece mi ha parlato come se mi conoscesse da sempre, come se fosse la mia più grande amica e io ho tradotto per il gruppo le varie richieste di preghiere per questa e quella intenzione. Poi sono entrata in casa sua, lei si è girata e mi ha detto: “pregherò anche per te”. Questo mi ha colpito molto e mi sono sentita ancora più colpevole.
Sono felice di testimoniare per voi italiani, ma spero per prima cosa di farlo nel mio paese, in Croazia, e di chiedere: chi è responsabile di questo crimine fatto al mio popolo dopo la seconda guerra mondiale? Chi risponderà per tutte queste generazioni cresciute senza Dio? Chi risponderà per quei milioni di giovani che si sono persi, per le famiglie distrutte?
Sul Podbrdo ho sperimentato la presenza della Madonna, che ho sentito come madre, madre perfetta, esattamente come pensavo, che ama tutti ugualmente, e se io non potevo ritornare in chiesa per la vergogna, per i pregiudizi, però avevo diritto di stare su quel monte. Perché lì c’era mia madre e mi diceva: io ti ho chiamata.
Lei ha iniziato a guarire il mio cuore, mi ha preso per mano e mi ha portato sul Krizevac dove ho sentito forte il contrasto fra i dubbi, gli interrogativi, e il mio cuore che voleva immediatamente dire sì. Sono discesa e il primo sacerdote incontrato fu P. Petar.
Avevo bisogno di dire la verità, perché nel mio gruppo mi lodavano come grande cattolica, grande pellegrina, e invece ero una miseria totale. Non sapevo come dire che non era vero ciò che dicevano di me, e ho pianto, ho pianto.
Il giorno dopo il mio gruppo andava a trovare P. Jozo e le mie colleghe mi avevano avvertita che quando lui mette la mano su una persona, immediatamente sa se è battezzata o no, e che aveva già distrutto tante guide dei pellegrini [risate in sala]. Ne ero così preoccupata, che ho detto al mio gruppo: P. Jozo non può riceverci!
Ma un’ora prima della partenza non ce la facevo più a sopportare il rimorso per la bugia: questa gente cubana veniva da tanto lontano col nome di Gesù sulle labbra, e solo per colpa mia non poteva vedere P. Jozo! A un certo punto ho detto: andiamo! Ho pregato lo Spirito Santo che mi salvasse solo per quella volta e che, dopo, avrei detto la verità. Siamo arrivati a Tihalijna e P. Jozo, come sempre affabile, mi ha trattato così amorevolmente che mi sono sentita anche peggio perché vedevo di non meritare tanto affetto. Penso di aver ricevuto il battesimo spirituale: mi sentivo morire di gioia e mi pareva di camminare a un metro da terra, era stupendo!
Non volevo più tornare a Medjugorje come guida; sola sì, ma non con un gruppo di pellegrini. Non avevo diritto di tradurre sulla confessione e non conoscerla, non potevo essere guida di cattolici quando io non ero cattolica. Però la mia agenzia dopo tre giorni mi mandò di nuovo a Medjugorje! Pensavo: Se P. Jozo mi dice che devo andare via, andrò via, però se devo stare, che mi aiuti.
Sono entrata nel suo ufficio e lui, come sempre, ha iniziato con la benedizione. Mi sentivo male e dicevo: Padre, aspetti che le dico la verità, dopo può darsi che mi butti fuori, ma lui rideva. Ma come – pensavo – io mi sento morire e questo prete ride, ma dove sono capitata? Poi si fece serio e mi ascoltò. Io dissi: Padre io non sono battezzata. Per me questo sembrava la fine del mondo, poi gli dissi che ero ortodossa e pensavo che con ciò sarebbe finito tutto, per via dei conflitti fra le due chiese, ma lui rimase tranquillo e allora non sapevo più cosa dire, non avevo più armi.
Mi disse la parabola del buon seminatore e io, che non sapevo niente della Bibbia, ero stupita della sua saggezza. Mi fece riflettere che Dio fino ad allora non aveva fatto che togliere i sassi dal giardino del mio cuore e adesso il campo era pronto per il seme e i massi enormi delle mie colpe, che non potevo più portare, erano caduti, non c’erano più!
E così poco a poco, con la Messa ogni giorno, con il rosario, con la croce datami da Padre Jozo, con la preghiera, tutte le mie domande trovarono risposta: ora la preghiera è la mia vita, Medjugorje è la mia vita, e Gesù è il mio salvatore.
Sono stata battezzata il 31 luglio dell’anno scorso, giorno bellissimo, solo di questo potrei parlare per ore. Ero felice di essere battezzata all’età di 30 anni, di essere cosciente della grazia del battesimo; ho visti gli occhi d’amore di Dio che mi ha battezzato, e non ero sola nella chiesa, con me c’era mia madre. Era venuta a Medjugorje con me, aveva iniziato a dire il rosario con me. Pensavo che a causa dell’alcolismo, di una vita distrutta, non avrebbe mai imparato, ma ha imparato bene, è andata al monte delle apparizioni e lì ha pianto per 5 ore e ha trovato anche lei la sua mamma; lo scorso anno c’è stata 10 volte e già tre volte quest’anno.
Mio fratello c’è stato con sua moglie, si è fatto battezzare, si è sposato in chiesa: la moglie viene da una famiglia cattolica, sono i giovani più belli che abbia mai visto.
La mia famiglia ha iniziato a convertirsi, pregano insieme. Avevano paura che andassi subito in convento! Mio nonno dopo essere stato 50 anni nel partito comunista, ex partigiano, ha voluto subito il libro di Medjugorje e il rosario. Il capo della polizia dove lavora mia zia, ha chiesto preghiere per sé. Mia madre, dopo esser stata 15 anni senza vedere mio padre dopo il divorzio, lo ha incontrato e hanno mangiato insieme! Grandi doni Dio mi ha dato!
Ho visto la Madonna a Medjugorje come la risposta di Dio al mio grido: ha sentito il grido della mia anima e l’ha mandata nel mio paese a parlare la mia lingua [piange].
E io ho trovato Dio e conosciuta la sua misericordia. Vivo di questa misericordia e di questa grazia, perché con quello che ho fatto meriterei di stare all’inferno, però alla figlia prodiga il Padre ha riservato la festa, l’abito nuovo, l’anello al dito, l’amore, tutto.
Dopo tutto il male che ho fatto, col suo perdono mi ha dato di ricominciare a vivere, e la vera dignità di essere umano!
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