Non tutti sanno la bandiera dell’Unione Europea ha un origine mariana.
Per varie volte, nel luglio e nel novembre 1830, Maria apparve ad una novizia delle Figlie della Carità nella Capella parigina della Casa Madre in rue du Bac, oggi oggetto di uno dei più imponenti e silenziosi pellegrinaggi d’Europa. A suor Caterina Labouré, il 27 novembre del 1830, Maria si mostrò con dei raggi uscenti dalle mani e il globo terrestre ai piedi.
Attorno alla testa, una corona di dodici stelle e, inscritte in un ovale, le parole: ” O Maria concepita senza peccato pregate per noi che ricorriamo a voi.” In basso due cuori: di Gesù, avvolto da una corona di spine; quello di Maria, trafitto da una spada.
L’Arcivescovo di Parigi autorizzò l’incisione di una medaglia, che noi conosciamo come “La Medaglia miracolosa” e che nacque dunque da quella visione a Suor Caterina Labouré a rue du Bac. Migliaia di “Medaglie miracolose” si diffusero ben presto in tutto il mondo.
Per venire al misterioso collegamento che intercorre tra la Medaglia e la bandiera Europea, dobbiamo risalire al maggio del 1949, quando a Strasburgo fu istituito il Consiglio d’Europa, incaricato solo di porre le basi per la costituzione di una federazione europea.
L’anno dopo, nel 1950, il Consiglio bandì un concorso di idee, aperto a tutti gli artisti, per una bandiera della futura Europa unita.
Il giovane disegnatore alsaziano Arsène Heitz, partecipò con un bozzetto in cui dodici stelle bianche erano poste in cerchio su di uno sfondo azzurro. Ma questa idea non era casuale; essendo infatti molto devoto alla Madonna, Arsène recitava ogni giorno il rosario e proprio nei giorni in cui gli fu proposto di partecipare al concorso, stava leggendo la storia di Santa Catherine Labouré. Stimolato da quella lettura, aveva deciso di procurarsi, per sè e per la moglie, una “Medaglia miracolosa”.
Le stelle dunque, come egli stesso più tardi rivelò, vennero da lì: e lì, venivano direttamente dall’Apocalisse, il manto azzurro invece era il colore tradizionale della Vergine.
Furono presentati 101 bozzetti, giunti da tutto il mondo, ma “inspiegabilmente” come Heitz (che aveva partecipato al concorso senza troppe speranze, ma quasi solo per rispondere ad un impulso datogli dalla scoperta della Medaglia) rivelò in seguito, il Consiglio d’Europa scelse proprio il suo.
Inoltre, a conferma della singolarità della scelta, contro la proposta di Heitz stava il fatto che, se dodici erano le stelle sulla bandiera proposta, non altrettanti erano allora gli stati del Consiglio. In effetti, di fronte alle critiche, il disegnatore dovette replicare che il dodici rappresentava un simbolo di “pienezza” dodici sono i mesi dell’anno, dodici i segni zodiacali, etc.(e tale è infatti anche nell’Antico Testamento: dodici i figli di Giacobbe, come dodici sono le Tribù di Israele; ed è perciò che dodici è il numero voluto da Gesù per i suoi apostoli, a significare che la Chiesa è il “nuovo popolo eletto”).
Avendo adottato questa prospettiva simbolica, le autorità comunitarie quando gli stati membri dell’Europa finirono per superare la dozzina, stabilirono ufficialmente che il numero delle stelle sulla bandiera era da considerare immutabile.
Tra gli altri “casi” ( le virgolette vogliono, naturalmente, segnalare ciò che per il credente “casuale” non è affatto) ci fu poi questo: la bandiera azzurra con le dodici stelle bianche fu adottata ufficialmente nel 1955. Quel giorno era un otto dicembre: Festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Eppure, anche quella volta, non furono motivazioni religiose a far scegliere quella data, che fu invece fissata secondo un calendario tutto politico. Così almeno pensavano gli eurocrati; i quali sembrano davvero essere serviti da strumenti inconsapevoli di un piano che li ha travalicati. In effetti il credente non può non pensare – anche davanti a questa strana vicenda- all’annuncio, apparentemente insensato, che risuona nel Magnificat e intonato dall’oscura e umile Vergine di Nazareth: “D’ora in poi, tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1’48).
Per fare solo un paio di esempi per ciò che ha significato, nella vita quotidiana di tutti, quella inconsapevole scelta della Comunità: obbedendo ad una direttiva, le targhe degli automezzi di tutta Europa ha dovuto uniformarsi ad un modello, dove la sigla della nazione è inserita dentro il vessillo azzurro con le dodici stelle. Dunque” il segno dell’Immacolata”, il “Simbolo della Donna dell’Apocalisse”, marchia in qualche modo, ogni strada di quell’Europa della quale, da secoli, Maria era stata proclamata regina dai suoi devoti. E sulla facciata degli edifici pubblici di ogni Paese dell’Unione non è esposto l’azzurro stellato accanto ai colori delle bandiere nazionali del luogo?
Non sono che due esempi: ma tutto questo – già lo ricordavamo – unisce la gloria, l’adempimento della profezia del Magnificat, alla discrezione. Quanti fra le centinaia di milioni di automobilisti d’Europa sono consapevoli di portare in giro, sul davanti e sul retro del loro mezzo, un riferimento tanto enigmatico quanto preciso alla Vergine Maria? E quanti sanno delle origini del vessillo quando lo vedono sventolare su ministeri, scuole, ospedali, posti di polizia?
Messori Vittorio