Le ragioni che convincono su Medjugorje – di Don Gabriele Amorth (tratto dal mensile mariano “Madre di Dio”)
Uno dei primi e più diretti testimoni dei “fatti di Medjugorje” narra la sua esperienza sull’evento mariano più sensazionale degli ultimi vent’anni. – La situazione attuale e il futuro di una realtà vissuta come autentica da devoti di tutto il mondo.
Il 24 giugno 1981 la Vergine apparve al alcuni ragazzi di Medjugorje, su una collinetta isolata, chiamata Podbrdo. La visione, luminosissima, spaventò quei giovani che si affrettarono a scappare via. Ma non poterono trattenersi dal riferire in famiglia l’accaduto, tanto che la voce si sparse subito in quelle piccole borgate che fanno capo a Medjugorje. Il giorno seguente gli stessi ragazzi sentirono un impulso irresistibile a tornare in quel luogo, accompagnati da alcuni amici e curiosi.
La visione ricomparve, invitò i giovani ad avvicinarsi e parlò loro. Ebbi così inizio quella serie di apparizioni e di messaggi che continua ancora. Anzi, la Vergine stessa volle che quel 25 giugno, il giorno in cui iniziò a parlare, venisse ricordato come la data d’inizio delle apparizioni.
Ogni giorno, puntualissima, la Vergine appariva alle 17.45. Sempre più si ingrossava l’accorrere dei devoti e dei curiosi. La stampa informò dell’accaduto, tanto che in breve tempo la notizia si sparse.
In quegli anni ero Direttore di Madre di Dio e della cinquantina di riviste mariane ad essa collegate dell’URM, Unione Redazionale Mariana, tuttora esistente. Facevo parte del Collegamento mariano, organizzando varie iniziative, anche a raggio nazionale. Il ricordo più bello della mia vita è legato alla parte di primo piano che ebbi negli ani 1958-59, come promotore della consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. In sostanza, la mia posizione mi faceva sentire in obbligo di rendermi conto se le apparizioni di Medjugorje erano vere o false. Studiai i sei ragazzi a cui si diceva che la Madonna apparisse: Ivanka di 15 anni, Mirjana, Marja e Ivan di 16, Vicka di 17, Jakov di appena 10 anni. Troppo giovani, troppo semplici e troppo diversi fra loro per inventare una simile sceneggiata; per di più, in un Paese ferocemente comunista come era allora la Jugoslavia.
Aggiungo l’influenza che ebbe su di me il parere del Vescovo, Mons. Pavao Zanic, che in quel primo tempo aveva studiato i fatti, si era convinto della sincerità dei ragazzi e si dimostrava, quindi, prudentemente favorevole. Fu così che la nostra rivista è stata una delle primissime a scrivere su Medjugorje: scrissi nell’ottobre 1981 il primo articolo che uscì pubblicato sul numero di dicembre. Da allora, mi recai molte volte nel paese jugoslavo; scrissi oltre cento articoli, tutti frutto di esperienza diretta. Fui sempre favorito da P. Tomislav (che guidava i ragazzi e il Movimento che sempre più andava crescendo, mentre il parroco, P. Jozo, era stato incarcerato) e da P. Slavko: furono per me amici preziosi, che mi ammisero sempre ad assistere alle apparizioni e mi fecero da interpreti con i ragazzi e con la gente con la quale desideravo parlare.
Io, testimone fin dall’inizio
Non si pensi che fosse facile andare a Medjugorje. Oltre alla lunghezza e alla difficoltà del tragitto per raggiungere la cittadina, si aveva anche a che fare con il rigoroso e pignolesco passaggio della dogana e con i blocchi e le perquisizioni da parte delle pattuglie della Polizia di regime. Anche il nostro Gruppo romano ebbe molte difficoltà nei primi anni.
Ma segnalo specialmente due fatti dolorosi, che si rivelarono poi provvidenziali.
Il Vescovo di Mostar, mons. Pavao Zanic, divenne di colpo acerrimo avversario delle apparizioni e tale rimase, come sulla stessa linea si trova oggi il suo successore. Da quel momento – chissà perché – la Polizia incominciò ad essere più tollerante.
Un secondo fatto è ancora più importante. Nella Jugoslavia comunista era consentito ai Cattolici di pregare solo all’interno delle chiese. Pregare altrove era assolutamente proibito; varie volte, del resto, la Polizia intervenne ad arrestare o a disperdere quanti si recavano sulla collina delle apparizioni. Anche questo fu un fatto provvidenziale, poiché così tutto il Movimento, comprese le apparizioni, si spostarono dal monte Podbrdo alla chiesa parrocchiale, potendo così venire regolate dai Padri Francescani.
Nei primi tempi, ad avvalorare la veridicità di quanto i ragazzi raccontavano, avvennero anche fatti naturalmente inspiegabili: una grande scritta MIR (che significa Pace) rimase a lungo nel cielo; la frequente apparizione della Madonna accanto alla Croce sul monte Krisevac, ben visibile a tutti; fenomeni di riflessi colorati nel sole, di cui si conservano abbondanti documentazioni fotografiche….
Fede e curiosità contribuivano a diffondere i messaggi della Vergine, con particolare interesse per ciò che più stuzzicava la voglia di conoscere: si parlava continuamente del “segno permanente” che sarebbe sorto d’improvviso sul Podbrdo, a conferma delle apparizioni. E si parlava dei “dieci segreti” che un po’ per volta la Madonna andava rivelando ai giovani e che, evidentemente, avrebbero riguardato fatti futuri. Tutto questo serviva a collegare i fatti di Medjugorje con le apparizioni di Fatima e a vederne un prolungamento. Né mancavano voci allarmistiche e false notizie.
Ancora, in quegli anni, mi trovai stimato come uno dei meglio informati sui “fatti di Medjugorje”; ricevevo continue telefonate da Gruppi italiani ed esteri che mi chiedevano di precisare che cosa ci fosse di vero o di falso nelle voci che venivano sparse. Rinsaldai per la circostanza la già vecchia amicizia con il francese P. René Laurentin, riconosciuto da tutti come il più noto mariologo del mondo, e che poi tante volte si recò a Medjugorje e tanti libri scrisse sui fatti di cui divenne testimone.
E di amicizie nuove ne ebbi tante, e molte perdurano, come perdurano i vari “Gruppi di preghiera” suscitati da Medjugorje un po’ in tutte le parti del mondo. Anche a Roma vi sono vari Gruppi: quello da me guidato dura da diciotto anni e vede sempre la partecipazione di 700-750 persone, l’ultimo sabato di ogni mese, quando viviamo un pomeriggio di preghiera come lo si vive a Medjugorje.
La sete di notizie era tale che, per qualche anno, in ogni numero del mio mensile Madre di Dio pubblicavo una pagina intitolata: L’angolo di Medjugorje. So con certezza che era molto gradita ai Lettori e che veniva regolarmente riprodotta da altri giornali.
Come riassumere la situazione attuale
I messaggi di Medjugorje continuano incalzanti, per spronare alla preghiera, al digiuno, a vivere in grazia di Dio. Chi si meraviglia di tanta insistenza è cieco di fronte alla situazione attuale del mondo e ai pericoli che incombono. I messaggi danno fiducia: “Con la preghiera si fermano le guerre”.
A proposito delle Autorità ecclesiastiche, va detto quanto segue: anche se l’attuale Vescovo locale non cessa di insistere sulla sua incredulità, resta fermo quanto disposto dall’episcopato jugoslavo: Medjugorje è riconosciuto come Centro di preghiera, in cui i pellegrini hanno il diritto di trovare l’assistenza spirituale nelle loro lingue.
Riguardo alla apparizioni, non c’è un pronunciamento ufficiale. Ed è la posizione più ragionevole, quella che invano io stesso avevo a suo tempo suggerito a mons. Pavao Zanic: distinguere il culto dal fatto carismatico. Invano gli presentavo l’esempio del Vicariato di Roma alle “Tre Fontane”: quando i responsabili della diocesi hanno visto che la gente continuava ad affluire con sempre più frequenza per pregare davanti alla grotta delle (vere o presunte) apparizioni, hanno posto dei Frati francescani ad assicurare e a regolare l’esercizio del culto, senza mai preoccuparsi di dichiarare se la Madonna era davvero apparsa al Cornacchiola. Ora, è vero che mons. Zanic e il suo successore hanno sempre disconosciuto la apparizioni a Medjugorje; mentre, al contrario, mons. Frane Franic, Vescovo di Spalato, dove averle studiate per un anno ne è diventato un tenace assertore.
Ma guardiamo i fatti. A Medjugorje sono affluiti fino ad oggi oltre venti milioni di pellegrini, tra cui migliaia di sacerdoti e centinaia di vescovi. È anche noto l’interessamento e l’incoraggiamento del Santo Padre Giovanni Paolo II, come sono note le numerose conversioni, le liberazioni dal demonio, le guarigioni.
Nel 1984, ad esempio, avvenne la guarigione di Diana Basile. Più volte mi sono trovato a tenere Conferenze insieme a lei, che ha inviato alla Commissione istituita dalle Autorità ecclesiastiche per la verifica dei fatti di Medjugorje 141 documenti medici, per documentare le sue malattie e la sua improvvisa guarigione.
Di grande importanza è pure quanto accadde nel 1985, trattandosi di un fatto mai avvenuto prima: due Commissioni mediche specializzate (una italiana, guidata dal dott. Frigerio e dal dott. Mattalia, e una francese, presieduta dal prof. Joyeux) sottoposero i ragazzi, durante le apparizioni, ad analisi con le apparecchiature più sofisticate di cui dispone oggi la scienza; conclusero che era “provata l’assenza di ogni forma di trucco e di allucinazione, e che non c’era spiegazione umana alcuna dei fenomeni” cui i veggenti andavano soggetti.
In quell’anno avvenne anche per me un fatto personale che io ritengo rilevante: mentre più studiavo e scrivevo sulle apparizioni di Medjugorje, ebbi il massimo riconoscimento a cui può aspirare uno studioso di Mariologia: la nomina a membro della ‘Pontificia Accademia Mariana Internazionale’ (PAMI). Era segno che quei miei studi erano giudicati positivamente anche sotto il profilo scientifico.
Ma proseguiamo con la narrazione dei fatti.
A frutti spirituali che con tanta larghezza ricevevano i pellegrini in quello che è oggi, di fatto, uno dei Santuari mariani più frequen6tati del mondo, si aggiunsero eventi di rilievo: giornali su Medjugorje in molte nazioni; Gruppi di preghiera ispirati alla Vergine di Medjugorje un po’ dappertutto; un rifiorire di vocazioni sacerdotali e religiose e la fondazioni di comunità religiose nuove, ispirate alla Regina della Pace. Per non parlare di grosse iniziative, come Radio Maria, che sta diventando sempre più internazionale.
Se mi si chiede quale futuro prevedo per Medjugorje, rispondo che basta andare là e aprire gli occhi. Non si sono moltiplicati solo gli alberghi o le pensioni, ma vi si sono stabilite Case religiose, sono sorte Opere caritative (si pensi, ad esempio, alle ‘Case per drogati’ di sr. Elvira), edifici per Convegni di spiritualità: tutte costruzioni di iniziative che hanno i requisiti per dimostrarsi stabili e pienamente efficienti.
In conclusione, a chi – come il mio successore nella attuale direzione della rivista Madre di Dio – mi chiede che cosa penso di Medjugorje, rispondo con le parole dell’evangelista Matteo: “Dai loro frutti li riconoscerete. Ogni albero buono dà frutti buoni e ogni albero cattivo dà frutti cattivi. Non può un albero buono dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni” (Mt 7, 16.17).
Non c’è alcun dubbio che i messaggi di Medjugorje siano buoni; sono buoni gli esiti dei pellegrinaggi, sono buone tutte le opere sorte sotto l’ispirazione della Regina della Pace. Questo si può già affermare con sicurezza, anche se le apparizioni continuano, proprio perché Medjugorje probabilmente non ha ancora esaurito quanto deve dirci.
Don Gabriele Amorth