Patrik morto alla fede risorto grazie a Medjugorje
Per destare il sonno della coscienza serve, in alcuni casi, un evento brusco, qualcosa per sempre stravolge il normale corso degli eventi. A quel punto, quando la coscienza è sveglia, il nostro animo, prima ovattato da un falso senso di sicurezza, viene scosso dall’incertezza e si comincia a domandarsi il perché della vita, il perché dei nostri gesti quotidiani ed il perché della caducità dell’esistenza. Dare risposta a questi quesiti è uno dei desideri ancestrali dell’uomo che sin dai primi passi ha cercato di giustificare quanto gli succede intorno.
Patrick, ragazzo polacco di 22 anni, non si è mai soffermato troppo su questi quesiti finché una tragica fatalità gli ha portato via uno dei suoi più cari amici: “La morte del mio amico mi ha fatto riflettere molto. Mi sono reso conto che un giorno anch’io sarei…! In quei giorni ho capito che la mia fede era morta. Così non ho potuto dare neanche il conforto della speranza a quei genitori disperati. Mi chiamavano cristiano, ma non lo ero”. Il giovane si era accorto che non aveva una risposta valida per quanto capitato al suo amico e che, sebbene la sua educazione fosse cristiana, non credeva lui stesso a quelle parole di conforto sull’aldilà che in questi casi servono a lenire le ferite di due persone che hanno perso loro figlio.
L’opuscolo su Medjugorje e la scoperta di una fede ardente
Per quasi un anno Patrick ha cercato risposte invano, fin quando non si è trovato di fronte ad un opuscolo che parlava di Medjugorje. Dopo averlo letto a casa di suo zio il giovane polacco è stato certo che le apparizioni fossero veritiere ed ha sviluppato un inspiegabile desiderio di andare nel paesino bosniaco. In attesa di giungere alla sua meta, Patrick ha cominciato a seguire i dettami della Regina della Pace, ed ha cominciato a recitare il rosario ogni giorno: “Le prime volte che prendevo in mano la corona mi stancavo molto. Guardavo continuamente l’orologio. Perché ripetere 50 volte Ave Maria? Ora è diverso. E’ come se l’anima mia respirasse nella preghiera. Non mi dico mai: ‘Che fatica si fa a respirare’ perché è naturale. E la stessa cosa deve essere la preghiera. La preghiera incomincia a sgorgare sempre più dal cuore. Il S. Rosario ora lo prego molto volentieri e spesso con i miei amici più cari”.
A cambiare la percezione della preghiera di Patrick è stato proprio il primo viaggio a Medjugorje, durante il quale ha sperimentato per la prima volta la vicinanza della Madonna ed ha compreso che quelle preghiere non erano solo un vuoto esercizio, ma che Dio lo ascoltava veramente: “Dopo la prima volta che sono stato a Medjugorje sentivo come un fuoco sulla pelle. E lo sentivo proprio fisicamente. Avevo un entusiasmo fortissimo e volevo gridare al mondo che Dio esisteva. Gli amici e conoscenti di prima mi presero un po per fuso. Mi comportavo quasi come un bambino che aveva ricevuto un regalo bellissimo e che desiderava mostrano a tutti e che saltava dalla gioia”.
Da La Luce di Maria