v. Deus, in adjutorium meum intende.
– n. Domine ad adjuvandum me festina.
– Gloria Patri etc.
– Gesù mio, misericordia
1. Un tratto grande della misericordia di Dio verso i peccatori abbiamo nel Sacramento della Confessione. Se Dio avesse detto di perdonarci i nostri peccati solamente col Battesimo, e non più quelli che per disgrazia si sarebbero commessi dopo aver ricevuto questo Sacramento, oh quanti cristiani certo se ne andrebbero alla perdizione! ma Iddio conoscendo la nostra grande miseria stabilì un altro Sacramento, con cui ci sono rimessi i peccati commessi dopo il Battesimo. È questo il Sacramento della Confessione. Ecco come parla il Vangelo: otto giorni dopo la sua risurrezione Gesù apparve a’ suoi discepoli e loro disse: la pace sia con voi. Come il Padre Celeste mandò me, così io mando voi, cioè la facoltà datami dal Padre Celeste di fare quanto si giudica bene per la salvezza delle anime, la medesima io do a voi. Di poi il Salvatore soffiando sopra di loro disse: ricevete lo Spirito Santo, quelli a cui rimetterete i peccati, sono rimessi; quelli a cui li riterrete, saranno ritenuti. Ognuno comprende che le parole ritenere o non ritenere vogliono dire, dare o non dare l’assoluzione. Questa è la grande facoltà data da Dio a’ suoi Apostoli e a’ loro successori nell’amministrazione de’ Santi Sacramenti. Da queste parole del Salvatore nasce una obbligazione ai sacri ministri di ascoltare le confessioni, e nasce egualmente l’obbligazione pel cristiano di confessare le sue colpe, affinchè si conosca quando si deve dare o non dare l’assoluzione, quali consigli suggerire per riparare il male fatto, dare insomma tutti quei paterni avvisi che giudica necessarii per riparare ai mali della vita passata e non commetterli più per l’avvenire.
2. Nè la confessione fu cosa praticata solamente in qualche tempo e in qualche luogo. Appena gli Apostoli cominciarono a predicare il Vangelo, tosto cominciò a praticarsi il sacramento della Penitenza. Leggiamo che quando s. Paolo predicava in Efeso, molti fedeli che già avevano abbracciata la fede venivano ai piedi degli Apostoli e confessavano i loro peccati. Confitentes et annunciantes actus suos. Dal tempo degli Apostoli fino a noi fa sempre osservata la pratica di questo grande Sacramento. La Chiesa cattolica condannò in ogni tempo come eretici quelli che ebbero l’ardimento di negare questa verità. Neppure avvi alcuno il quale se ne sia potuto dispensare. Ricchi e poveri, servi e padroni, re, monarchi, imperatori, sacerdoti, vescovi, i medesimi Sommi Pontefici, tutti devono piegare le ginocchia ai pie’ d’un sacro ministro per ottenere il perdono di quelle colpe, che per avventura avessero commesse dopo il Battesimo. Ma ohimè! quanti cristiani approfittano di rado, o approfittano male di questo Sacramento! Chi si accosta senza fare esame, altri si confessano con indifferenza, senza dolore o senza proponimento, altri poi tacciono cose importanti in confessione, o non adempiono le obbligazioni imposte dal confessore. Costoro prendono la cosa più santa e più utile per servirsene a rovina di loro medesimi. S. Teresa ebbe a questo proposito una tremenda visione. Ella vide che le anime cadevano giù all’inferno come cade la neve d’inverno sul dorso delle montagne. Spaventata di tale rivelazione, dimandò a Gesù Cristo la spiegazione, e n’ebbe in risposta, che coloro andavano alla perdizione per le confessioni mal fatte in vita loro.
3. Coraggio, o cristiani, approfittiamo di questo Sacramento di misericordia, ma approfittiamone colle dovute disposizioni. Preceda un diligente esame delle nostre colpe, confessiamole tutte certe come certe, dubbie come dubbie in quel modo che le conosciamo, ma con un gran dolore di averle commesse; promettiamo di non più commetterle in avvenire. Ma soprattutto facciamo vedere il frutto delle nostre confessioni con un miglioramento nella nostra vita. Dio dice nel Vangelo, che dal frutto si conosce la bontà dell’albero, così dal miglioramento della nostra vita apparirà la bontà o la nullità delle nostre confessioni: ex fructibus eorum cognoscetis eos.
Esempio.
Un giovanetto della città di Montmirail nella Francia era vissuto cristianamente fino all’età di quindici anni, quando ebbe la sventura di frequentare cattivi compagni. I cattivi discorsi, la lettura di libri pessimi lo gettarono nell’abisso dell’incredulità e del libertinaggio. I suoi genitori si adoperarono per condurlo a buoni sentimenti, ma non polendo riuscire andarono in Chiesa nella sera dell’immacolata Concezione (8 dicembre 1839), e lo raccomandarono alle preghiere degli aggregati al sacro Cuore di Maria. La sera stessa in cui era stato raccomandato, viene il giovine a casa, e senza dire nulla, contro il suo solito, se ne va a riposo. Egli non pensava a Maria, ma Ella pensava a lui. Il 10 dicembre quasi fuori di se chiama suo padre e gli dice: padre mio, io sono infelice, e soffro assai, sono trentasei ore dacchè non mi è più dato nè di mangiare, nè di dormire. Io sono un leone arrabbiato, e non so più nè che dire, nè che fare; forza è che io vada dal curato. Se ne parte, va dal curato, e tutto agitato dai rimorsi della coscienza lo supplica di confessarlo. Vi prego, disse al curato, di confessarmi subito. Non posso più vivere in questo stato. Il parroco lo animò, lo confortò, e di lì a poco ascoltò la sua dolorosa confessione. Ricevuta l’assoluzione, sentì tosto innondarsi il cuore di tale consolazione, che non la poteva in sè contenere. Giunto a casa manifesta al padre la grazia ricevuta e la tranquillità di paradiso che gustava. Ciò che ancora gli stava a cuore, era il ravvedimento di coloro che aveva co’ suoi scandali trascinati al male. Pieno di cristiano coraggio, nulla curandosi di quello che avrebbono detto i suoi antichi compagni, manifestò loro l’accadutogli, le consolazioni che provava dopo la confessione, e li esortò quanto seppe, a fare anch’essi la prova. Insomma questa novella preda della misericordia di Maria fece come il penitente Davidde quando per riparare lo scandalo dato procurava di guadagnare anime a Dio. Docebo iniguos vias tuas.
Giaculatoria.
Da Dio impetrami
Madre d’amore,
Delle mie colpe
Vivo dolore.
Preghiera.
Ricordatevi o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da Voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia, mi presento a voi. Non vogliate o madre del Verbo Eterno disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditelo favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria