La Madonna vuole condurci alla vera esperienza di incontro con Dio attraverso una fede vera ed una preghiera autentica.
Don Angelo ci guida alla scoperta della preghiera del cuore:
(Fonte medjugorje.altervista.org)
1. Fate l’esperienza personale della preghiera, e di riflesso potrete scoprire la bellezza delle creature. Questa esperienza di preghiera vuol dire per Lei stare con Gesù. Anzitutto bisogna trovare il tempo per stare soli con Lui, facendo tacere le creature. Nel ritmo frenetico della vita odierna, in cui c’è sempre fretta per le mille cose che urgono, Maria ci invita continuamente a stabilire un tempo nella giornata per lasciarci riprendere da Dio e ritornare a vedere e a vivere.
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Questa è la medicina che Lei ci offre contro ogni illusione di religiosità, anche se ciò comporta un fare violenza a noi stessi. Bisogna insistere e non scoraggiarci: Chiedete e vi sarà dato…
Il grande Antonio del deserto diceva che “non c’è preghiera se non si può dire ogni giorno: nel mio cuore io e Dio siamo soli”.
2. Se rimarremo con Gesù nel silenzio del cuore, Egli potrà compiere in noi l’opera sua, che è quella di cambiarci e trasformarci (o “trasfigurarci”? come alcuni traducono) con il suo amore, in modo che possiamo vedere con i suoi occhi. Se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce (Mt 6,22). Allora tutto si illuminerà.
Scopriremo la presenza di Dio in tutte le creature: esse riflettono la sua immagine, sono un suo messaggio, sono segno della sua bellezza, testimoniano la sua provvidenza, il suo amore. Nella preghiera si scoprirà ogni persona come fratello e sorella, non vedendo più il nemico o una persona sgradita, ma solo un fratello da amare, da aiutare e semmai a cui tendere la mano per la salvezza eterna. E vedremo la grandezza e la bellezza uscite dalla mano di Dio, che siamo noi stessi e avremo la forza di rialzarci contro ogni sconfitta e sfiducia.
3. Vedremo anche il creato, con lo stupore dei bambini e riconosceremo in esso la mano e il volto di Dio: ovunque il guardo io giro, immenso Dio ti vedo, nell’opere tue ti ammiro, ti riconosco in me (Metastasio). E non chiameremo più Dio l’opera delle nostre mani (Osea 14). Quale differenza tra le grandi opere di cui l’uomo si insuperbisce, accecandosi, e lo splendore della gloria di Dio, riflesso in tutte le creature, che ci riempie del santo timore di offenderlo, usandole male.
Il Papa osserva che “la nostra vita nell’era della tecnica rischia di essere sempre più anonima e in funzione del processo produttivo. L’uomo diventa così incapace di godere delle bellezze del creato e, ancora più, di leggere in esse il riflesso del volto di Dio” (Lorenzago, 12 luglio).
Maria vede anche con tristezza come le creature di Dio facilmente vengano deturpate e si faccia abuso e scempio di esse. Attenti a tutte le esibizioni indecenti a cui oggi più non si bada e che possono accendere desideri di peccato. Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli (che sono tutti i discepoli di Gesù). Non dimentichiamo che i nostri corpi sono tempio vivo di Dio.
4. Non potete né parlare né testimoniare della preghiera se non pregate. Ma chi ha fatto questa esperienza e ha lasciato che Gesù diventasse Signore della propria vita e ha potuto constatare che tutto è possibile a chi crede (Mc 9,23), non potrà che parlare con convinzione della preghiera e annunciare con gioia la bella notizia: altrimenti si parla invano di Dio e della preghiera.
5. Questo è un tempo di grazia per voi perché, nello sbandamento generale, Dio ha indicato la via maestra per questi tempi nei messaggi di Maria. Con una presenza così lunga della Madonna sulla terra, il cielo si è aperto e ne è piovuto un mare di grazia. A Medjugorje nasce il desiderio della preghiera e della conversione. Gli uomini si sentono scossi dal richiamo di Dio, quando prima si sentivano illusoriamente dei buoni cristiani. I lontani si pentono e tornano a Dio; i vicini scrollano la loro tiepidezza e cominciano a camminare verso la santità.
A Medjugorje diventa facile quello che altrove si credeva impossibile. Approfittiamo di questa fonte di grazia fin che è aperta per la nostra conversione personale perché, quando avremo Dio, avremo tutto. Attenti dunque a non lasciar passare invano, con leggerezza, una tale grazia, oggi così necessaria: “temo Dio che passa e non ritorna” (Sant’Agostino).