MEDITAZIONI DI QUARESIMA / O Dio, vieni presto in mio aiuto. Signore, vieni presto a salvarmi.
L’esperienza negativa fatta dall’uomo che, secondo il racconto della Scrittura, scendeva da Gerusalemme e andava verso Gerico e che incappò in gente che lo lasciarono tramortito per terra, è una esperienza che si attua nell’umanità di tutti i tempi.
Gerusalemme significa il luogo di origine e di partenza della nostra vita. Veniamo da Dio, dal suo regno. Trasportiamo, con noi, le tavole della sua legge, quelle dateci sul monte Sìon, insieme alle tavole dateci da Gesù sul monte delle Beatitudini. Ma la strada da Gerusalemme a Gerico è veramente difficile, angusta e piena di insidie.
Così è infatti il nostro camminare sulla terra mentre portiamo nell’animo la nostalgia del cielo. Non abbiamo incontrato finora chi possa aiutarci e soccorrerci. Eppure abbiamo cercato e chiesto aiuto a tanti.
Filosofi, politici, teologi, sociologi, medici, avvocati, sacerdoti… tutti si sono avvicinati a noi ed hanno anche saputo dirci pensieri ed espressioni di bontà. Ma noi siamo rimasti laceri, feriti, delusi.
Nella nostra storia personale siamo la rappresentazione della donna inferma, assetata, triste, o del centurione addolorato, o delle sorelle rimaste sole, o della peccatrice umiliata ed offesa, o degli appestati cacciati da tutti, o dei mendicanti che danno fastidio. Solo Gesù, lo straniero, il Profeta nuovo venuto sulla terra, può soccorrerci e ricondurci nel caldo del suo amore per alimentare quel fuoco che ci portiamo dentro ma che è spento o coperto di tanta cenere.
Tutti possiamo risorgere con Gesù. Tutti possiamo diventare anche barellieri di salvezza se troveremo la forza di portare a Gesù, scoperchiando i tetti della ottusità, i nostri fratelli che sono lontani o infermi.
Dal profondo a Te grido, o Signore. Se ti ricordi delle nostre colpe, Signore, chi potrà salvarsi?