…E resteremo rinchiusi nel cenacolo, strano anch’esso, stavolta, perché ‘ridotto’ a pochi intimi, lontano dalla propria comunità.
Non saremo convocati per lo straordinario più entusiasmante dell’anno pastorale, quello che prevede il superlativo assoluto del lavoro comunitario: stesura dei testi, composizione dei libretti, prove dei canti… allestimento dell’altare della Reposizione (perché quello della nostra comunità deve essere sempre il più bello del mondo…).
Nessuna Marta si lamenterá del da farsi: questa sarà la Pasqua in cui Maria, senza dover ascoltare i cari rimbrotti della laboriosa sorella, resterà seduta, in silenzio, ai piedi di Gesù, per ascoltarlo… Ma cosa sarà dei giorni in cui il Signore non sarà con noi? Ai piedi di chi potremo sederci? “…Et inclinato capite emisit spiritum…”.
Lo ascolteremo per la prima volta la Domenica delle Palme e proveremo la solita stretta al cuore, quella di sempre, quella che nessuna santa proiezione alla Pasqua di Resurrezione sa limitare quanto all’effetto. Ma non avremo intorno la comunità, né la responsabilità logistica e (comunitariamente) spirituale della Settimana Santa… saremo noi, soli, e l’ “emisit spiritum”.
Non festeggeremo in parrocchia celebrando insieme “In coena Domini” e non porteremo Gesù vivo e vero alla Reposizione. Non veglieremo con Lui, lì esposto per essere adorato, e non accorderemo le nostre chitarre perché la gioia di quel momento resti nel cuore tutto l’anno……non ci stringeremo ai fratelli di comunità celebrando “In Passione”.
E comincerà il tempo più difficile. Forse vedremo la penombra del Getsemani, proveremo la solitudine, avremo timore dei ferri delle armi e ci sentiremo soli, come non mai, proprio in quel momento. E quando il Re si sarà addormentato e farà freddo in ogni cuore del mondo, non avremo i riferimenti di sempre, le coordinate stabili e sicure dei cattolici praticanti nel Triduo Pasquale…
Non prepareremo il rito del Lucernario, né sceglieremo, per il solito zelo, la forma lunga della Liturgia della Parola. Non intoneremo, festosi, il Gloria al suono delle “nostre” campane e, soprattutto, neanche la Notte di Pasqua, quella “In Resurrectione Domini”, riceveremo, fisicamente, nelle Specie, l’Eucarestia… Eppure il Signore risorgerá – anche senza il nostro contributo – e vincerà la morte, nonostante noi si resti a casa.
La luce spezzerá ancora le tenebre… Prepariamoci allo stupore dei figli di Dio, perché il sepolcro vuoto che scopriremo sarà nel nostro cuore! Non temiamo una Pasqua minore… la Pasqua non può esserlo di per sé! Avremo la grazia dell’assoluta intimità spirituale, come non l’avremo mai vissuta prima, obbedendo alle disposizioni che non discuteremo, non vivremo come privazione, ma come opportunità.
Ciò che rimane del tempo di questa Quaresima, vissuta con strana intensità, segnata da una prova alla quale nessuno poteva essere preparato, sia occasione di silenzio e riflessione, per imparare davvero a fidarsi di Dio. Consegneremo nelle Sue mani ogni dubbio, ogni timore, ogni fragilità, perché ogni cosa si faccia nuova, anche in ciò che non comprendiamo. Ora, più che mai, accettiamo l’invito a farci amare infinitamente: non ci viene chiesto di capire, ma di credere.
di Loredana Corrao