Storia di Medjugorje

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Međugorje (pronuncia croata e bosniaca [ˈmɛdʑu.ɡɔːrjɛ]), scritto anche Medjugorje, è una piccola frazione del comune di Čitluk, oggi parte del cantone dell’Erzegovina-Narenta, della Federazione di Bosnia ed Erzegovina.

 

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Il paese si trova ad un’altitudine di circa 200 metri sopra il livello del mare ed è situato alla base di due colline, il Križevac ed il Podbrdo (il nome Medjugorje significa proprio “fra i monti”). Il clima è tipicamente mediterraneo.

Medjugorje-1981

I suoi cittadini sono prevalentemente di etnia croata e di fede cattolica. Poche e frammentarie sono le notizie storiche di questa cittadina. A Est del paese, nella valle del Narenta, vie è il monastero ortodosso di Žitomislić, costruito nel 1566. Una lapide medievale è presente nel cimitero cattolico Groblje Srebrenica nel centro di Miletina. Sempre a Miletina sono stati rinvenuti dei resti romani.

Nel 1882 fu costruita la linea ferroviaria tra Mostar e la costa adriatica della Dalmazia, con una stazione nel borgo di Šurmanci.

Nel 1941, quando Medjugorje apparteneva allo Stato Indipendente di Croazia, il monastero di Žitomislić fu saccheggiato dagli Ustascia, e il refettorio fu dato alle fiamme.

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Il 21 giugno dello stesso anno, alcuni membri Ustascia commisero un massacro nel borgo di Šurmanci, trucidando 559 civili serbi.

 

Durante le guerre jugoslave Medjugorje rimase nelle mani del consiglio di difesa croato e nel 1993 diventò parte della non riconosciuta Repubblica Croata dell’Herceg-Bosna. Con l’accordo di Dayton nel 1995, Medjugorje fu accorpata alla Federazione di Bosnia ed Erzegovina, popolata sia da bosniaci che croati.

Nel 1992 il paese di Medjugorje fu il punto di partenza della pulizia etnica da parte del consiglio di difesa croato, che voleva la completa distruzione del monastero serbo-ortodosso di Žitomislić. Dal 1993, i signori della guerra croati costruirono cinque campi di concentramento, tra cui quello di Dretelj, dove molti prigionieri serbi e bosniaci furono torturati e uccisi. La collina delle apparizioni, il Podbrdo, di proprietà dell’Ordine francescano, fu usata come zona per testare lanciagranate, dalla milizia locale.

Il 2 aprile 1995 all’apice del conflitto con la diocesi locale, il vescovo Ratko Perić fu rapito dai miliziani serbi, percosso e portato alla cappella dove fu tenuto in ostaggio per dieci ore, solo grazie all’intervento della Forza di protezione delle Nazioni Unite, il vescovo fu liberato.

dicembre-1984

Fino al 24 giugno 1981, giorno delle prime apparizioni, a Medjugorje si viveva come in tutti gli altri villaggi della zona. Gli abitanti erano in gran parte agricoltori e coltivavano il tabacco e la vite, producevano anche cereali e ortaggi per le modeste necessita delle loro famiglie. A causa delle condizioni sociali difficili erano numerose le persone che emigravano nei paesi d’oltremare e nell’Europa occidentale.

Dopo l’inizio delle apparizioni, la vita della parrocchia e degli abitanti in genere è molto cambiata, non solo esteriormente o economicamente, anche se il tasso di disoccupazione rimane a circa il 45%, ma soprattutto nell’intimo della Fede.