In compagnia di Don Giovanni Bosco facciamo delle riflessioni sulla morte
Mio Signore, sin da questo momento io mi converto a Voi; vi amo, voglio amarvi e servirvi sino alla morte…
La morte è una separazione dell’anima dal corpo, con un totale abbandono delle cose di questo mondo. Considera pertanto, figliuolo, che l’anima tua avrà da separarsi dal corpo: ma non sai dove avverrà questa separazione. Non sai se la morte ti coglierà nel tuo letto, o sul lavoro, o per istrada, o altrove. La rottura di una vena, un catarro, un impeto di sangue, una febbre, una piaga, una caduta, un terremoto, un fulmine, basta a privarti della vita. Ciò può essere di qui a un anno, a un mese, a una settimana, a un’ora, e forse appena finita la lettura di questa considerazione. Quanti la sera si posero a dormire stando bene, e la mattina furon trovati morti! Quanti, colpiti da qualche accidente, morirono all’istante! e poi dove andarono? Se erano in grazia di Dio, beati loro! sono per sempre felici; se invece erano in peccato mortale, sono eternamente perduti. Dimmi, figliuolo mio, se tu dovessi morire in questo momento, che ne sarebbe dell’anima tua? Guai a te se non ti tieni apparecchiato! Chi non è preparato oggi a morir bene, corre grave pericolo di morir male.
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Quantunque sia incerto il luogo e incerta l’ora di tua morte, ne è però certa la venuta. Speriamo pure che l’ora estrema di tua vita non venga in maniera repentina o violenta, ma lentamente e con ordinaria malattia. Verrà ad ogni modo un giorno in cui, steso in un letto, sarai vicino a passare alla eternità, assistito da un sacerdote che ti raccomanderà l’anima, col crocifisso da un canto, una candela accesa dall’altro, e attorno i parenti che piangono. Avrai la testa addolorata, gli occhi oscurati, la lingua arsa, le fauci chiuse, oppresso il petto, il sangue gelato, la carne consunta, il cuore trafitto. Spirata che avrai l’anima, il tuo corpo vestito di pochi cenci verrà gettato a marcire in una fossa… Quivi i sorci ed i vermi ti roderanno tutte le carni, e di te non rimarrà niente altro che quattr’ossa spolpate ed un po’ di polvere fetente. Apri un sepolcro e vedi a che è ridotto quel giovane ricco, quell’ambizioso, quel superbo. Leggi attentamente queste righe, figliuolo mio, e ricòrdati che si applicano anche a te come a tutti gli altri uomini. Adesso il demonio per indurti a peccare vorrebbe distoglierti da questo pensiero, e scusare la colpa, dicendoti che non c’è gran male in quel piacere, in quella disobbedienza, nel tralasciare la Messa nei giorni festivi; ma in morte ti scoprirà la gravezza di questi e di altri tuoi peccati, e te li metterà innanzi. E che farai tu allora, sul punto d’incamminarti per la tua eternità? Guai a chi si trova in disgrazia di Dio in quel momento!
Considera che da quel momento dipende la tua eterna salute, o la tua eterna dannazione. Vicini a morire, vicini a quell’ultimo chiuder di bocca, al lume di quella candela, quante cose si vedranno! Due volte ci si tiene accesa dinanzi una candela: quando siamo battezzati e al punto di morte; la prima volta per farci conoscere i precetti della divina legge che dobbiamo osservare; la seconda per farci vedere se li abbiamo osservati. Perciò, o figlio mio, alla luce di questa vedrai se avrai amato il tuo Dio, oppure se l’avrai disprezzato; se avrai onorato il suo santo nome, o se l’avrai bestemmiato; vedrai le feste profanate, le Messe tralasciate, le disobbedienze fatte a’ superiori, gli scandali dati ai compagni; vedrai quella superbia, quell’orgoglio, che ti lusingarono; vedrai… oh Dio! tutto vedrai in quel momento, nel quale ti s’aprirà dinanzi la via dell’eternità: Moméntum a quo pendet aetérnitas. Oh grande, terribile momento, da cui dipende un’eternità di gloria o di pena! Capisci quel che ti dico? Voglio dire che da quel momento dipende l’andare in Paradiso o all’inferno; l’essere per sempre contento, o per sempre afflitto; per sempre figlio di Dio, o per sempre schiavo del demonio; per sempre godere cogli Angioli e coi Santi in Cielo, o gemere ed ardere per sempre coi dannati nell’inferno!
Temi grandemente per l’anima tua, e pensa che dal viver bene dipende una buona morte ed un’eternità di gloria. Perciò non tardar più, e preparati fin d’ora a fare una buona confessione e ad aggiustar bene le partite della tua coscienza, promettendo al Signore di perdonare a’ tuoi nemici, di riparare gli scandali dati, di essere più obbediente, di astenerti dalle carni nei giorni proibiti, di non più perder tempo, di santificare la feste, di adempiere i doveri del tuo stato.
Intanto mettiti dinanzi al tuo Signore, e digli di cuore così: «Mio Signore, sin da questo momento io mi converto a Voi; vi amo, voglio amarvi e servirvi sino alla morte. Vergine Santissima, Madre mia, aiutatemi in quel punto terribile. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia».