Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità, (1 Cor.13,1-13).
Senza nessuna condizione da parte nostra, quell’amore discende nei nostri cuori….
Il mondo è inficiato dal male: conflitti, dimostrazioni di odio e altre cose del genere. E non c’è nessun uomo e nessun sistema al mondo capace di sciogliere il nodo quotidiano del disordine che è costituito dalla mancanza d’amore. Non si troverà infatti nessun uomo e nessun sistema per ovviare a ciò, perché solo la divina spada è in grado di tagliare, e solo se portata con mano divina ed affilata con divina potenza. Tale è veramente l’AMORE DI DIO. Egli non vuole che il suo seme, posto nei nostri cuori, vada disperso e venga distrutto. Senza alcun obbligo da parte nostra, l’amore scende nel nostro cuore. Non solo per guarirci, ma anche per darci la possibilità di crescere. Il divino amore non vuole operare nel mondo senza venire coltivato nel cuore delle persone.
Il suo amore è pegno e condizione assoluta per la nostra crescita nell’amore. In ciò consiste la grande, ineffabile, universale possibilità per l’uomo, che nel Cristianesimo è chiamato a divenire completo e compiuto.
Siamo dunque giunti al punto di poter affermare: il Cristianesimo non cerca l’uomo per modellarlo secondo una sua forma, neppure secondo un suo preciso scopo. Bensì è l’uomo che cerca il Cristianesimo, perché esso riesce con amore divino ad animare l’uomo proprio secondo lo stesso amore che gli è stato seminato nel cuore. E quando l’uomo si rende consapevole che il seme è stato gettato e che può crescere nel giardino della sua vita, allora non si stancherà mai di coltivarlo ed accrescerlo con l’educazione e l’esercizio.
Fonte: Dammi il tuo cuore ferito di P. Slavko Barbaric
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