Parola di Dio
“Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua Passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».
Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo»” (At 1,311).
“Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14,2B-4).
Per la comprensione
– Dalla risurrezione all’ascensione Gesù trascorre sulla terra 40 giorni misteriosi. Da una parte si comporta come una persona normale: parla e mangia con gli apostoli, dà le ultime istruzioni sulla loro condotta e missione.
Nello stesso tempo è un Gesù diverso, che vive in un’altra dimensione, da risorto: appare a singole persone e a gruppi, entra in una casa a porte chiuse, si sposta in un istante da un luogo all’altro, ha un corpo reale, ma spiritualizzato. È un Gesù che vive già la vita del cielo.
Rifletti
– Dopo il peccato del primo uomo il cielo era stato chiuso: “Il Signore Dio scacciò Adamo dal giardino di Eden perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire la via all’albero della vita” (Gn 3,23-24). Gesù sale vittorioso al cielo e riapre la porta della vita. L’arma della sua vittoria è la croce: “per crucem ad lucem”: dalla croce alla luce; la croce è la chiave che riapre la porta del cielo.
– “Io vado a prepararvi un posto”: Gesù non si preoccupa solo della sua gloria; ci vuole con sé, si preoccupa di spianare per noi la strada che porta al cielo, ne riapre la porta, prepara un posto personale per ciascuno di noi.
– Gesù “siede alla destra del Padre” e intercede per noi, vive nel cielo, preoccupandosi di noi che siamo sulla terra.: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato” (Gv 17,24). Come una madre, vuole noi suoi figli accanto a sé nella gloria.
– “Ritornerò e vi prenderò con me”: siamo fatti per il cielo. Dobbiamo camminare su questa terra e non possiamo disinteressarci di essa, ma “la nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20-21). Dobbiamo guardare la terra che calpestiamo, ma non come persone “curve”, come l’animale che guarda solo in basso; dobbiamo essere persone “erette” che guardano in alto e aspirano all’alto.
Confronta
– Il pensiero di Cristo crocifisso per me, ma poi risorto e asceso al cielo, mi deve riempire di speranza e di gioia: la croce passa, ma la gloria resta. Nei momenti difficili mi ricorderò del pensiero di san Francesco: “Tanto grande è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto”.
– “Sono fatto per il cielo!”, esclamava un santo giovane, santo Stanislao Koska, nei momenti di prova e tentazione. Sono fatto per il cielo, devo ripetere anch’io nei momenti di difficoltà e di scoraggiamento. Lassù c’è un posto per me, preparato e meritato da Gesù con la sua Passione e Risurrezione. Per questo, come mi raccomanda san Paolo, “cercherò le cose di lassù, penserò alle cose di lassù” (Cf. Col 3,1.3): ecco il programma della mia vita.
Pensiero di san Paolo della Croce: “Stia sul suo letto come sulla croce dello Sposo Divino. Vedo già che le mura s’assottigliano, e la povera carcerata se ne volerà libera alla patria che il dolce Gesù le ha comprato col suo Sangue prezioso” (LA, 237).
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