“PREGATE… PREGATE… PREGATE!” (NON C’È ALTRA MEDICINA)

Occorre tempo e una meta per la preghiera.

I) Gesù vuole donarti Spirito di preghiera
Devi esserne certo: come tutti i discepoli del Signore dovrai dire: Maestro, insegnami a pregare. Dovrai supplicarlo e insistere con umile e fiduciosa speranza, per un dono che Egli stesso desidera farti, più di quanto tu stesso possa desiderare.
Lascia che nell’esperienza delle tue difficoltà cresca il desiderio e che in te diventi preghiera. Mentre lo Spirito Santo suscita il desiderio nell’anima, il Signore può compiere infinitamente di più di tutto quello che possiamo desiderare e sperare.
Lo Spirito si fa desiderio in noi, dice San Simeone il Teologo.
Invoca lo Spirito Santo.

II) Affida la tua supplica alla preghiera di Maria, degli Apostoli, dei Santi, e delle anime dei fedeli defunti che ci amano, e ripeti: “Prega, pregate per noi”, nella comunione dei Santi i meriti di ciascuno sono di giovamento alla salvezza di tutti.
La Grazia ci porta a credere all’Amore del Signore per noi, e pertanto anche alla fedele e sicura amicizia di questi nostri fratelli maggiori.

Medjugorje: testimonianza di Cristina Palaci
Medjugorje: testimonianza di Cristina Palaci

III) Guarda Gesù mentre entra decisamente nell’Orto degli Ulivi, e nel cuore del Padre Lo Spirito Santo sospinge la nostra preghiera, perché i figli di Dio sono guidati dallo Spirito di Dio. Noi neppure sappiamo “come” e “che cosa” domandare.
La preghiera è ripiegamento su noi stessi, o cercare di irretire il Signore Iddio nei nostri schemi, nei nostri programmi o nei nostri problemi.
Guardiamo Gesù. Lo Spirito in Lui grida: “Abbà, Padre”. I cieli sono squarciati dalla sua preghiera nell’ora stessa della potenza delle tenebre, e anche in quel momento compare inalterata la visione del grande Amore del Padre. Gesù è andato avanti a prepararci un posto… nel cuore di Dio, e per donarti Lui come Padre. Egli ce lo rivela nel suo Amore, come colui che non abbandona.
Siamo chiamati a seguire Gesù e a confidare del Padre, che è “sempre con me”, e che “opera sempre”, che è “più grande di tutti”, che è “mio Padre, Abbà!”.
Ascolta il Maestro quando ripete: “Tutto è possibile a Te… però non quello che voglio, ma quello che Tu vuoi!”. Non si tratta di piegare Dio alle nostre molteplici e contrastanti volontà, ma per tutti noi di distenderci nella Sua volontà, ripetendo le parole del Maestro.
La preghiera è credere all’Onnipotenza di Dio e insieme al suo Amore fedele» personale, di Padre buono che sempre è all’opera per il bene di ciascuno dei suoi figli. La preghiera è distenderci in questo atto di fede, perché “questa è l’opera di Dio: la Vostra fede!”.
“Abbiamo creduto all’Amore di Dio per noi”.

IV) Umiltà fiduciosa
Diffida del tuo amore, ma non dell’Amore di Dio.
Certo, fai bene a riconoscere la tua impotenza, la tua dispersione e superficialità, e tutti i tuoi peccati con le innumerevoli resistenze.., ma l’umiltà cristiana non è un semplice riconoscimento della nostra povertà, essa è fiducia e confidenza in Colui che tutto può, così che “tutto diventi possibile per chi crede!”.
Confida con Maria Santissima» e ripeti :“Si faccia di me, o Dio» secondo la tua Parola”. In questo modo “affida al Signore la tua via» e compirà Lui la sua opera”.
Guarda Gesù. In Lui c’era solamente il “sì”. entra in quel “sì”, come Maria vi è entrata, nel silenzio e nella decisione del suo cuore. In quel momento nel suo cuore di Madre si faceva spazio anche per il tuo “sì” e per la tua preghiera, per la tua risposta piena di confidenza umile e ardita, e di abbandono totale.

V) La meta della preghiera, pertanto è entrare con Gesù nella volontà del Padre, o meglio consegnarsi ad essa. La volontà del Padre è sempre un disegno di Amore sapiente e onnipotente, che mi supera e mi chiede docilità. E’ fiduciosa a soccorrermi e a farmi dire: “Abbà, tutto è possibile a Te”.
Il movimento vero della preghiera non è quindi piegare Dio alle mie richieste, ma entrare nelle sue richieste, con abbandono filiale, cioè con l’abbandono stesso di Gesù, primogenito tra molti fratelli.

VI) Ma occorre tempo per la preghiera personale. Per Gesù medesimo sono state necessarie tre ore dopo l’Eucaristia del Giovedì Santo. Sempre sarà necessario uno spazio di tempo per i suoi discepoli: “Non avete saputo vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, perché lo spirito è pronto ma la carne è debole”. Le parole del Signore rimangono, e con esse il suo invito a deciderci per dargli tempo e spazio per vegliare con Lui. “Non cederò la mia gloria ad altri”, dice il Signore in Isaia.
Gloria del Padre è il Figlio suo diletto» abbandonato alla Sapienza del suo Amore: “Padre, glorifica il tuo Figlio, perché il Figlio glorifichi te” (Gv. 17).
Il Padre vuole operare in noi quella fiducia e quell’abbandono filiale sempre in atto che lo glorifica, ottenendo le sue compiacenze. Questa è la meta finale della preghiera: la gloria di Dio, e la gloria di Dio è il Figlio totalmente abbandonato all’Amore del Padre.
Così avvenga per tutti noi.
Pertanto:
Non puoi non tenere presente il cielo della tua preghiera: l’amore del Padre, e il suo disegno sapiente. Non puoi non chiamare a te Colui che è l’Amore, e si fa in te il tuo desiderio: lo Spirito di fede e di abbandono, che ti sospinge nella volontà del Padre e nell’adorazione del Figlio.
Non puoi non fissare uno spazio e un tempo per la preghiera: il tuo maestro ti insegna così.